Chiusa a Venezia la mostra Butterfly Effect allo Spazio San Vidal
Milano, 15 mar. (askanews) – “Parlare di pittura oggi è un dovere”. E’ partito da qui il ragionamento del curatore Francesco Liggieri nell’immaginare la mostra “Butterfly Effect” che ha portato a Venezia, nello Spazio San Vidal le opere di Andrea Mario Bert e Alessandro Assirelli. Una esposizione che vive su un equilibrio, “un’armonia comune, un’armonia di anime” per dirla ancora con Liggieri, tra i lavori di Assirelli e Bert, che usano la pittura per “scrivere con il pennello poesie sotto forma di nuvole e luoghi con figure mitologiche composte da insetti”. Il punto sembra proprio essere stato questo: trovare una conciliazione – che è ovviamente sentimentale, non bisogna avere paura di questo aggettivo – tra le pratiche pittoriche diverse dei due artisti, che “insieme compongono qualcosa di apparentemente e stonatamente unico”, ma si tratta di un’unicità che porta le opere, e la nostra reazione a esse, “al di là della realtà oggettiva che possono presentare”.
La leggenda dell’effetto farfalla – ci hanno spiegato dalla No Title Gallery che ha promosso la mostra insieme a Spazio SV – racconta che la potenza di un singolo battito d’ali sia in grado di generare un uragano dall’altra parte del mondo. Non ci è dato sapere cosa succederà dopo il volo delle nostre farfalle, ma siamo però in grado di raccontare ciò che, nel nostro piccolo, abbiamo visto succedere dopo la “tempesta” creativa che ci ha permesso di fondere a pieno le nostre ricerche. Il macro (l’infinito) di Bert, diventa lo scenario perfetto per dare al micro (al definito) di Assirelli, una dimensione precisa, creando un mondo onirico e reale allo stesso tempo, dove le farfalle volano immobili e dove il cielo si rinchiude in uno spazio preciso.
In sostanza, nell’appena conclusa mostra veneziana, i due artisti hanno voluto raccontare un viaggio, dove le opere si seguono l’un l’altra, creando un percorso di transizione tra uomo e animale, tra sogno e realtà, tra energia e spirito, narrando l’eterna ciclicità degli eventi, creando infine un nuovo linguaggio. Un linguaggio che offre allo spettatore l’occasione di nuove risonanze e nuove opportunità nel modo di stare davanti all’arte e, di conseguenza, alla vita.