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Ucraina, Mercenario Wagner su Stalin: mi piace suo essere spietato

70 anni da morte “magnifico georgiano”, icona e spettro in Russia

Milano, 5 mar. (askanews) – “Quello che mi piace di lui? È il suo essere spietato”. A parlare è – in tutta evidenza – un mercenario della Wagner in un video pubblicato sui social dove parla di Stalin. La telecamera scende e inquadra la sua spalla: c’è un’effige del magnifico georgiano e la scritta “ai tempi miei questo casino non c’era”.

Oggi sono 70 anni dalla morte di Stalin, icona e fantasma che aleggia spesso in Russia. Forse più che in passato, alla luce della guerra in Ucraina. Il Cremlino apparentemente ignora questa data per diversi motivi, ben consci che nella società russa ci sono molti sostenitori di Stalin e ma anche duri antistalinisti. Mosca ha ancora paura di essere accusata dall’Occidente di stalinismo e Vladimir Putin sa bene che il confronto con il leader storico può rivelarsi una lama a doppio taglio. Per ora si è ricorsi ai richiami. In primis il mito della Vittoria nella II guerra mondiale, che nella sua forma attuale è inseparabile da Stalin, o ad esempio l’anniversario di Stalingrado. Ma se la Russia continua a subire sconfitte, il tema di Stalin diventerà uno dei principali, dicono gli esperti.

“Il tiepido sfatare il “culto della personalità” operato dagli eredi di Stalin non ha potuto fermare la venerazione quasi religiosa del leader” annota oggi il sito di opposizione Meduza. “La divulgazione di informazioni sul Grande Terrore, l’Holodomor, la realpolitik di Stalin alla vigilia e durante la seconda guerra mondiale ha inorridito molti, ma non ha nemmeno portato alla destalinizzazione” aggiunge. Senza contare l’infamia dei Gulag.

E la scena anche oggi si ripete, sotto la neve, sulla Piazza rossa di Mosca: i membri del Partito Comunista della Federazione Russa, guidati dal leader del partito Gennady Zyuganov, hanno deposto fiori e ghirlande sulla tomba vicino al muro del Cremlino. “Esattamente 70 anni fa, in questo giorno alle 21.50, Joseph Vissarionovich Stalin morì. Morì, ma non morì. Le sue grandi azioni e creazioni, le sue gloriose vittorie vissero e vivranno per secoli … Ha trasformato l’impero crollato in una potenza leader, la più rispettata del pianeta”, ha detto Zyuganov ai giornalisti dopo la cerimonia, secondo Ria Novosti.

Mentre il partito dei Comunisti della Russia ha inviato un appello al Ministero dell’Istruzione con la richiesta di introdurre l ‘”Orologio di Stalin” al liceo: tre lezioni obbligatorie sulla personalità di Stalin. Secondo il presidente del partito Sergei Malinkovich, la prima lezione dovrebbe riguardare Stalin come “comandante supremo dell’esercito sovietico”.

Leader spietato e solo, Stalin. Come racconta anche la sua morte. Secondo la versione ufficiale oggi reiterata: “Stalin morì 70 anni fa per un ictus, e un esame potrebbe finalmente dissipare tutte le insinuazioni su questo punto. L’assistenza medica è stata fornita al capo dello stato sovietico troppo tardi perché Stalin ha proibito a chiunque di entrare senza permesso nella sua stanza: le guardie di sicurezza non osarono entrare quando Stalin non ne uscì, come era solito fare”. Così lo storico Sergey Viktorovich Devyatov.

E il silenzio che è seguito a quella morte è stato tanto assordante, da coprire anche un altro decesso: esattamente 70 anni fa, il 5 marzo 1953, Sergei Sergeevich Prokofiev morì nel suo appartamento. La scomparsa del più grande compositore russo del XX secolo, un brillante pianista, direttore d’orchestra (sei volte vincitore del Premio Stalin), non ha avuto praticamente alcuna risonanza nel suo paese natale a causa delle circostanze: Stalin era morto lo stesso giorno.

(Di Cristina Giuliano)

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