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Sky Italia, sindacati: previsto riassetto costi per 1200 lavoratori

Esodo volontario incentivato o riconversione professionale

Milano, 10 mar. (askanews) – Sky Italia ha illustrato ai sindacati un percorso di riassetto dei costi che interesserà 1200 lavoratori, fra interni ed esterni. Lo rende noto un comunicato congiunto di Slc-Cgil, Fistel Cisl e Uilcom al termine dell’incontro con l’Ad dell’azienda per la presentazione del piano 2024-25.

“Da quanto è emerso in questa prima discussione odierna – spiegano – i/le lavoratori/trici interessate dovranno scegliere fra un esodo volontario incentivato (fino a capienza del budget aziendale stanziato per gli esodi), oppure una riconversione professionale verso le attività che verranno reinternalizzate in questo biennio, con un particolare impatto sul settore del Customer”.

“In Sky – sottolineano i sindacati – sono diversi anni che, partendo dalla contrattazione di anticipo, siamo riusciti a governare una gestione non traumatica di molte situazioni critiche, partendo soprattutto dal concetto della riqualificazione dei lavoratori dinanzi ad una fase di profondo cambiamento tecnologico. Per noi non c’è spazio, in questa azienda, come nel resto del settore, per scelte diverse rispetto a quanto fatto sino ad ora. Contratteremo ogni singola situazione, con particolare attenzione per i processi di reinternalizzazione e di reskilling di tutto il personale coinvolto, per verificare che si tratti effettivamente di un percorso concreto, e non di un semplice tentativo di guadagnare un po’ di tempo prima di soluzioni più drastiche”. In ogni caso, sottolineano le sigle sindacali, “pur nella consapevolezza delle difficoltà che vivono il mondo del broadcasting e della pay-tv tradizionale, un riassetto che tocca 1200 persone su un organico di poco più di 4000 unità, rappresenta un elemento che potrebbe diventare dirompente se, questi strumenti messi in campo, non fossero utilizzati in modo efficace”.

“Siamo evidentemente di fronte – osservano i sindacati – agli effetti di una crisi strutturale del settore, acuita dall’entrata in campo delle piattaforme streaming, le cui economie di scala, unite alla forza economica e all’assenza pressoché totale di costo del lavoro nel nostro paese, stanno mettendo a dura prova l’esistenza dei broadcaster tradizionali. Una crisi che, in assenza di un intervento regolatorio capace di riequilibrare il vantaggio competitivo strappato dalle piattaforme streaming, rischia di mettere in ginocchio l’intero settore, almeno a giudicare dall’andamento dei ricavi pubblicitari, sempre più sbilanciati a favore degli OTT”.

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