“Serve piano nazionale per aumentare resilienza dei territori”
Milano, 22 feb. (askanews) – “L’estrema stabilità e l’aumento delle temperature stanno amplificando in maniera considerevole un grave pericolo per l’Italia: il rischio siccità su molte regioni. Il 2023 si è aperto con temperature record non solo in Italia ma su diversi Paesi europei. A livello italiano, il Nord in particolare torna sotto la morsa di una siccità ma non va meglio al Centro-Sud dove le precipitazioni dell’ultimo periodo non sono ancora riuscite a colmare il gap stagionale. Quasi metà del territorio del Piemonte risulta affetto da deficit di pioggia severo-estremo di lunghissimo periodo. Le altre regioni settentrionali si attestano mediamente intorno al 30%”. E’ l’allarme lanciato da Silvia Paparella, general manager di RemTech Expo, l’Hub Tecnologico Ambientale specializzato sui temi del risanamento, della rigenerazione e dello sviluppo sostenibile dei territori.
“La stagione nevosa – prosegue Paparella – si sta mantenendo ben al di sotto della media. Le nevicate importanti sono state poche e spesso seguite da temperature ben oltre la media che ne hanno accelarato il processo di fusione. Le precipitazioni nevose, come sappiamo, sono fondamentali per garantire il necessario serbatorio di approvigionamento in vista della stagione primaverile-estiva. La situazione dei fiumi e dei laghi è decisamente grave, in larga parte in sofferenza e sotto i livelli idrometrici medi. Il lago di Garda è riempito del 36% e risulta 50cm più basso rispetto alla media storica”.
“I livelli di molti fiumi – evidenzia ancora la general manager di RemTech Expo – sono quelli da piena estate, nonostante siamo a fine febbraio, è in diversi casi la situazione è molto critica: tra tutti colpisce particolarmente il Po che è diffusamente sotto lo zero idrometro, con un picco di ben -7.45 metri a Cremona. Un primo sblocco a livello meteo potrebbe avvenire solo verso la fine di Febbraio quando la formazione di un ciclone Mediterraneo, alimentato correnti fredde, instabili in discesa dal Nord Europa, potrebbe innescare una fase di maltempo. Se anche in primavera non dovesse piovere in modo adeguato, si affronterebbe l’estate 2023 con forti criticità. Saremmo a forte rischio approvvigionamento su vari livelli, agricolo (coltivazioni), energetico (centrali idroelettriche) e privato (uso d’acqua domestico), oltre ad avere un maggiore rischio idrogeologico indotto da un terreno sostanzialmente più secco. A tutto quanto detto sopra va aggiunto che la rete idrica nazionale non è in buone condizioni, con elevati sprechi d’acqua. Secondo i dati Istat, nel 2020 è stato perso ben il 36% di acqua immessa in rete. Di fatto il 60% degli acquedotti italiani ha più di 30 anni e il 25% persino più di 50 anni”.
“L’anno scorso l’agricoltura, che dà lavoro a 3,5 milioni di persone, ha subito 6 miliardi di euro di danni per mancata produzione, secondo Coldiretti, e quest’anno rischia 1/3 del Made in Italy a tavola che si produce proprio nella food valley della Pianura Padana dove si concentra anche la metà dell’allevamento nazionale.La crisi idrica ha ridotto anche la produzione di energia idroelettrica rinnovabile. Nel 2022 c’è stato un calo del 37,7% rispetto al 2021 mentre a dicembre scorso è stato registrato -18,6% rispetto a dicembre 2021, secondo il Rapporto mensile sul Sistema Elettrico di Terna. E’ necessario adottare ed applicare un piano nazionale e soluzioni per aumentare la resilienza dei territori”, conclude Paparella.