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Pd respinge tenaglia M5s-centristi, ma i big litigano tra loro

Letta prova a stimolare orgoglio di partito, ma prevale il ring da congresso

Roma, 13 feb. (askanews) – E’ un Pd che alla fine si scopre più robusto del previsto quello che esce dallo schiaffo, ampiamente previsto, delle regionali. Eppure nemmeno questo sembra sufficiente a fare uscire il partito dalla sindrome dell’autoflagellazione.

La sconfitta in Lazio e Lombardia era praticamente scontata, visto che il centrosinistra si presentava diviso, ma i democratici sostanzialmente tengono rispetto al dato delle politiche mentre fallisce l’offensiva concentrica di M5s e centristi. Un dato che, però, di fatto viene esaltato solo dal segretario uscente Enrico Letta, perché la sfida congressuale porta gli altri dirigenti del partito a preferire appunto letture più severe, nel tentativo di marcare una discontinuità con il “vecchio” Pd.

Letta usa uno schema simile a quello già adoperato il giorno dopo le politiche, ma in questo caso infierendo sugli alleati-avversari di M5s e Azione-Iv. Il Pd, rivendica, è ancora la “seconda forza politica” e il “primo partito dell’opposizione”, mentre “l’Opa contro il Pd ha fatto male a chi l’ha tentata. Ci auguriamo che questo risultato dimostri finalmente a M5s e Terzo Polo che l’opposizione va fatta al governo e non al Pd”. Una frase che provoca la reazione polemica di Giuseppe Conte e di Carlo Calenda, ma che nemmeno nel Pd alla fine viene troppo apprezzata.

I toni di molti dirigenti Pd sono assai diversi. Andrea Orlando, in un tweet, avverte: “Divisi non solo si perde ma non si porta nemmeno la gente a votare. Le due opa sono state bloccate ma questo non può consolarci”. E Goffredo Bettini ritiene che “l’esito delle elezioni regionali è negativo in modo schiacciante”, altro che Pd seconda forza politica. Anche per Elly Schlein “la sconfitta di oggi in Lazio e Lombardia è netta”, e la via d’uscita da questa situazione è “fare la sinistra”. Stefano Bonaccini, invece, è convinto che per la rivincita serva un “Pd che torna centrale e attrattivo”.

Scoppia anche una polemica con Bonaccini, che attacca i ‘big’ che sostengono Schlein: “Qualcuno ha detto che i migliori del Pd non starebbero con me, indicando persone che sono state protagoniste di questa serie di sconfitte. Diciamo così: se quelli indicati sono i migliori, allora si fermano un giro e stavolta facciamo giocare quelli che sono più banalmente normali, discreti, ma che hanno dimostrato di saper vincere contro la destra”. Ribatte Bettini: “Non è serio – afferma- sostenere che che i responsabili delle sconfitte degli ultimi anni siano Zingaretti, Orlando, Franceschini e il sottoscritto. Questo è il gruppo dirigente che ha invertito la catastrofica rotta del Pd di Renzi. E in due anni ha portato il Pd oltre il 22%, lo ha collocato al centro del governo del Paese, ha vinto alle regionali e nei grandi comuni italiani. Questa è la verità”.

E poi, il presidente dell’Emilia Romagna se la prenda con M5s e Terzo polo: “Se vogliono continuare ad andare da soli sappiano che si riveleranno i migliori alleati della destra”. Per Bettini, invece, è bene che “riflettano anche coloro che nel Pd hanno dimostrato insofferenza e persino dileggio circa la necessità delle alleanze, in particolare con i 5Stelle”.

Di fatto, un Pd che accusa il colpo, nonostante il tentativo di Letta di buttare la palla nel campo degli alleati-avversari. Il congresso, del resto, dura fino al 26 febbraio e tra gli sfidanti Bonaccini e Schlein non è tempo di fair-play.

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