Il problema del rapporto con Bonaccini: a lui la presidenza?
Roma, 1 mar. (askanews) – Elly Schlein comincia dai migranti e dall’antifascismo, la neosegretaria Pd sceglie due temi sui quali nel partito non ci sono divisioni come primi atti ufficiali da leader. Tenere insieme le varie anime è sicuramente una sua priorità, come ha detto anche subito dopo la sua elezione domenica sera, come anche l’impegno ad avere una linea “chiara e riconoscibile”, e sia le parole del ministro Piantedosi, sia il pestaggio degli studenti di Firenze si inquadrano perfettamente in questo schema. Schlein attacca il ministro in audizione in commissione alla Camera, chiedendone le dimissioni e definendo “indegne” le sue parole sul naufragio. Domani, poi, andrà a Crotone dove sarà presente anche il capo dello Stato Sergio Mattarella. Sull’Ucraina, invece, ci pensa Marco Furfaro, possibile vice-segretario, a mandare segnali rassicuranti alla minoranza: “Non cambierà niente”, dice a Repubblica. Nessuno stop all’invio di armi, semplicemente si ribadirà con ancora più forza che “serve un’incessante iniziativa diplomatica dell’Europa”.
Una linea che non lascia presagire “strappi” o rivoluzioni anche perché – come dice uno dei parlamentari vicini a Schlein – “comunque abbiamo vinto, ma non stravinto… Loro hanno pur sempre il 46%”. Giusto quindi caratterizzare subito il partito su battaglie importanti, dando anche immediatamente il senso di una ritrovata combattività che potrebbe portare persino ad una mozione di sfiducia contro Piantedosi, ma avendo l’accortezza di coinvolgere tutto il Pd, possibilmente anche negli organismi dirigenti. Più che una gestione unitaria – che non piace a molti sia in minoranza che in maggioranza – il punto sembra essere Bonaccini: anche tra i sostenitori di Schlein diversi pensano che sia opportuno offrire proprio a lui la presidenza dell’assemblea Pd. Come è ancora da definire il discorso sui capigruppo: se la candidatura di Francesco Boccia per il Senato continua ad essere molto forte, il discorso alla Camera pare ancora molto aperto e non è da escludere nemmeno una conferma di Debora Serracchiani.
Di questo però Schlein non ha ancora parlato direttamente con Bonaccini. La segretaria, spiega un parlamentare, “ha detto che lo sentirà a breve, forse si incontreranno di persona”. Sarà lì che le carte verranno messe sul tavolo. Il problema è che non tutti sono d’accordo sull’opportunità di affidare un ruolo proprio al presidente dell’Emilia Romagna, qualcuno nella minoranza teme che alla fine si possa scegliere di affidare a Dario Nardella la presidenza dell’assemblea, “ma per tanti di noi non avrebbe senso”, commenta un parlamentare di area Bonaccini. Del resto, anche tra i parlamentari fedelissimi alla neo-segretaria più d’uno ammette: “E’ Bonaccini che ha preso il 46%, non qualcuno dei suoi. E’ più logico affidare a lui un ruolo”.
Se ne parlerà ancora, appunto, nei prossimi giorni. C’è tempo fino al 12 marzo – giorno dell’assemblea Pd – per trovare una quadra. Nel frattempo Schlein, a Firenze, sarà in piazza accanto a Giuseppe Conte. Un’immagine che dice molto di come sono destinati a cambiare i rapporti con M5s. Finito il “grande freddo” che era calato con la rottura tra il leader 5 stelle ed Enrico Letta, il Pd di Schlein adesso sarà più spesso sullo stesso terreno del Movimento, in attesa di capire come Conte intenderà rapportarsi con il nuovo corso dei democratici. Fino a domenica l’ex premier pensava di poter sfruttare praterie con la vittoria di Bonaccini. Ora deve ricalibrare la propria strategia e decidere se lavorare ad una ricucitura e ad una convivenza con il Pd di Schlein – che potrebbe rosicchiargli voti – o se insistere nella competizione, spostandosi sempre più a sinistra, dove la neo-segretaria farebbe fatica a seguirlo a meno di non spaccare il partito.