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Neopremier Li: Cina-Usa devono collabotare, no a “disaccoppiamento”

La prima conferenza stampa del capo dell’esecutivo

Roma, 13 mar. (askanews) – L’idea del “disaccoppiamento” tra Cina e Stati uniti è una “montatura”: Pechino e Washington devono lavorare assieme perché il contrario “non giova a nessuna delle due parti”. L’ha affermato oggi il neopremier cinese Li Qiang nella sua prima conferenza stampa, in chiusura della sessione del Congresso nazionale del popolo che l’ha messo a capo del Consiglio di stato, l’esecutivo cinese.

Li ha detto di sperare che l’incontro tra il presidente Xi Jinping e il presidente Usa Joe Biden a margine dell’ultimo summit G20 abbiano sbloccato la situazione tra le due superpotenze. D’altronde il commercio Cina-Usa dello scorso anno ha raggiunto un livello-record.

La riforma e l’apertura della Cina – ha detto ancora Li – hanno consentito al paese di svilupparsi e hanno avuto un impatto positivo su tutto il mondo. Il premier coglie con piacere il fatto che gli investimenti stranieri in Cina siano ancora in crescita. “Indipendentemente dai cambiamenti esterni, perseguiremo fermamente la nostra politica di ‘apertura’”, ha affermato. “La Cina intende senz’altro aprirsi maggiormente al mondo e fornire servizi migliori a tutti”, ha detto ancora. “Una Cina aperta, e una Cina in costante sviluppo, accoglie investimenti da tutto il mondo”.

Riguardo alla questione di Taiwan, Li è stato più morbido di Xi – il quale oggi ha ribadito che Pechino si opporrà con decisione alle “spinte indipendentiste” – e ha detto che intende promuovere la cooperazione economica e culturale con Taipei sulla base del principio dell'”Unica Cina” e del “consenso del 1992”. Ha anche spiegato che intende incoraggiare più uomini d’affari taiwanesi a recarsi sulla terraferma per ristabilire normali scambi economici tra le due sponde dello stretto sulla base di un impegno comune.

Tuttavia Li non ha chiarito se Pechino è pronta a dialogare con l’attuale governo taiwanese del Partito democratico progressista, che ha posizioni vicine all’indipendentismo. Le interazioni ufficiali sono sospese da quando Tsai Ing-wen è diventata presidente di Taiwan, sebbene Pechino abbia consentito i rapporti a livello individuale e a livello di governi locali.

Il modello che Pechino promuove per la riunificazione è quello di “un paese-due sistemi”, già applicato a Hong Kong e Macao. Per quanto riguarda le due ex colonie britannica e portoghese, tornate alla madrepatria rispettivamente nel 1997 e nel 1999, Li ha ammesso che in entrambe le città ci sono state difficoltà “dovute a vari fattori” ma si è trattato di inciampi “temporanei” e “superati nel corso dello sviluppo”, senza approfondire.

Li ha ribadito che la politica “un paese-due sistemi” come “salvaguardia istituzionale” sarà “pienamente, fedelmente e risolutamente” sostenuta dal governo centrale, che aiuterà Hong Kong e Macao a integrarsi nello sviluppo generale del paese, per far crescere le loro economie e mezzi di sussistenza e rafforzare la loro competitività globale.

Il neopremier ha inoltre difeso la strategia contro il Covid-19, seguita fino alla fine del 2022 dal governo cinese, che ha provocato proteste e danni economici importanti. Il neopremier l’ha considerata necessaria per dare al paese il tempo di sviluppare vaccini e farmaci. “Per oltre tre anni, sotto la guida del Partito comunista, il popolo cinese si è unito nella lotta contro il Covid-19, e ora abbiamo ottenuto una vittoria importante e decisiva contro la malattia”, ha detto il capo del governo, che però non ha citato per nome la politica “Zero Covid”.

Li ha anche ammesso che raggiungere l’obiettivo di crescita del 5 per cento del Pil per quest’anno “non sarà un compito facile”. Le prospettive per l’economia globale non sono ottimistiche e ci sono in guardia contro fattori imprevedibili che potrebbero metterlo in discussione.

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