Apriamo il confronto con l’azienda
“La notizia che 61 aziende nel Regno Unito stanno sperimentando attivamente settimane brevi con risultati interessanti per aziende e lavoratori va confrontata nella stessa direzione anche tra le parti sociali in Italia. Ora è il momento di regolamentare il lavoro, soprattutto nel settore manifatturiero in modo più sostenibile, libero e produttivo”.
Lo ha annunciato Roberto Benaglia, segretario generale della Fim-Cisl. “La digitalizzazione e i salti tecnologici e organizzativi che stanno avvenendo in molte aziende metalmeccaniche devono motivarci a superare le barriere – ha affermato – verso la possibilità di ripensare i tempi aziendali e di ridurli non per il bene della competitività aziendale, ma ricercando un nuovo equilibrio e risultati migliori”.
Già lo scorso anno, al Congresso di Torino, la Fim si è soffermata sulla definizione di “lavoro equo”, proponendo di negoziare una forma di lavoro, soprattutto a livello aziendale, composta da 4 parti di tutte le attività e 1/5 di orario di lavoro ridotto, componenti che possono essere utilizzati anche per l’allenamento o per prendersi cura del carico.
“Non si tratta di ridurre l’orario di lavoro in maniera generalizzata come avveniva nel secolo scorso – ha aggiunto – ma rendere il lavoro più sostenibile e flessibile alle esigenze delle persone significa rendere i luoghi di lavoro più attraenti, in questo tempo in cui molti lavoratori, soprattutto giovani persone, stanno cambiando posti di lavoro e le competenze si stanno spostando nel mercato del lavoro. I sindacati devono rilanciare la sfida di vincere e innovare l’organizzazione del lavoro per contrattare e creare posti di lavoro produttivi e più sostenibili, anche per la popolazione lavorativa sempre più anziana ed esperta”.
Ciro Di Pietro