Venti anni fa l’invasione dell’Iraq
Roma, 20 mar. (askanews) – Vent’anni fa, l’ex primo ministro britannico Tony Blair ha trascinato il Regno Unito nella guerra in Iraq dietro gli Stati Uniti, una mossa che ha scatenato massicce proteste nel suo paese. Oggi rifiuta qualsiasi paragone tra l’Iraq, una guerra condotta senza mandato dell’Onu, e l’Ucraina, anche se il presidente russo Vladimir Putin ne ha fatto “una scusa”.
“Non c’è alcuna ragionevole giustificazione per invadere un Paese indipendente e sovrano, con un presidente democratico, (che non ha posto) alcun problema a nessuno” e non ha violato “nessun obbligo internazionale”, spiega Tony Blair in un’intervista all’AFP e ad altre agenzie di stampa europee. “Se non avesse usato questa scusa (dell’Iraq), ne avrebbe usata un’altra”, ha detto il 69enne ex leader laburista di Vladimir Putin.
L’ex dittatore iracheno Saddam Hussein ha provocato due guerre regionali, ha sfidato molteplici risoluzioni delle Nazioni Unite e ha lanciato un attacco chimico contro il suo stesso popolo, ricorda Tony Blair. “Almeno possiamo riconoscere che abbiamo rimosso un despota dal potere (in Iraq) per cercare di instaurare una democrazia”.
“Naturalmente possiamo discutere di tutte le conseguenze” della guerra in Iraq, ammette ma “non dobbiamo mai dimenticare quello che ha fatto Vladimir Putin in Medio Oriente, in Siria. (…) Il suo intervento in Medio Oriente è servito a mantenere un despota al potere e a rifiutare una democrazia. Quindi dovremmo trattare tutta questa propaganda con il poco rispetto che merita”, aggiunge Tony Blair.
Vladimir Putin è ora oggetto di un mandato d’arresto della Corte Penale Internazionale (CPI) per il crimine di guerra di “deportazione illegale” di bambini ucraini dopo l’invasione russa dell’Ucraina, decisione che secondo Mosca non ha alcun valore legale.