Impatto significativo prezzi energia e materie prime
Roma, 2 mar. (askanews) – Nel 2022 la produzione metalmeccanica si è ridotta dello 0,4% rispetto all’anno precedente, nonostante l’incremento dell’1,3% che si è registrato nel quarto trimestre rispetto ai tre mesi precedenti. E’ quanto rileva la 165esima indagine congiunturale di Federmeccanica. Il risultato è sostanzialmente in linea con quanto fatto registrare dall’intero comparto industriale (-0,3%).
L’export è cresciuto del 14,4% rispetto al 2021, mentre l’import del 19,7%. Gli incrementi dell’interscambio sono influenzati dalla crescita dei valori medi unitari. Resta molto alta (71%) la percentuale di imprese che dichiarano un impatto significativo dei rincari dei prezzi delle materie prime e dell’energia sui costi di produzione. Continua a essere importante (64%) anche la percentuale di imprese che subisce riduzioni dei margini sempre per effetto dei rincari dei prodotti energetici.
Malgrado le tendenze positive, nell’ambito dell’aggregato metalmeccanico sono stati osservati andamenti differenziati tra i vari comparti. In particolare, le attività della metallurgia negli ultimi due trimestri del 2022 hanno segnato cali tendenziali produttivi a doppia cifra, non registrati altrove nel settore. A livello europeo, nella media dell’anno, la flessione produttiva registrata per il settore metalmeccanico si confronta con i risultati positivi realizzati dai principali paesi della Ue.
I livelli produttivi raggiunti nel 2022 sono stati positivamente influenzati dalle esportazioni che nel confronto con il 2021 hanno fatto registrare un +14,4%, mentre le importazioni sono cresciute del 19,7% determinando un saldo commerciale attivo di quasi 45 miliardi di euro. L’indagine di Federmeccanica sottolina che gli incrementi dell’interscambio in valore sono stati influenzati dalla crescita dei valori medi unitari.
Nel quarto trimestre del 2022 la percentuale di imprese sofferenti per i costi dell’energia è sempre molto alta e pari al 71%, nonostante l’attenuazione registrata dei prezzi sui mercati internazionali. Nel 51% dei casi gli elevati costi delle materie prime e dell’energia hanno comportato la riorganizzazione del lavoro e/o dell’attività produttiva, nel 20% si è verificata una riduzione dell’attività di investimento, mentre il 22% ha dichiarato altre conseguenze. E’ rimasta invariata e pari all’8% la percentuale di imprese che ha indicato come possibile conseguenza l’interruzione dell’attività aziendale.
L’andamento dei prezzi delle materie prime energetiche continua a ripercuotersi sui prezzi alla produzione e nel settore metalmeccanico, che risulta il maggior utilizzatore di metalli, nel 2022 i prezzi alla produzione sono aumentati in termini tendenziali del 12,3%. Queste dinamiche hanno un impatto negativo sulla competitività di molte imprese con ricadute sui margini di profitto già condizionati dai costi dell’energia: il 64% delle imprese ha registrato una riduzione del margine operativo lordo.