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Francia, riforma pensioni, domani il paese torna in piazza

Aspettando lo sciopero generale del 7 marzo

Roma, 15 feb. (askanews) – Prima della grande dimostrazione di forza del 7 marzo la Francia e i sindacati tornano domani in piazza contro la riforma delle pensioni voluta dal governo. Secondo le ultime previsioni portate all’attenzione di Le Figaro, gli analisti del governo stimano che tra le 450.000 e le 650.000 persone scenderanno in piazza questo giovedì nel paese, una mobilitazione che sarebbe in netto calo rispetto a quella di sabato scorso, che ha riunito 933.000 persone,

Sorpresi dall’entità della prima mobilitazione del 19 gennaio, che aveva mobilitato 1,1 milioni di persone, i servizi segreti attribuiscono questo prevedibile riflusso a un “effetto vacanza”, in cui si trovano gli alunni della zona A che comprende le accademie di Besançon, Bordeaux, Grenoble, Limoges, Lione e Poitiers nonché quelli della zona B comprendente Aix-Marsiglia, Amiens, Caen, Lille, Nancy-Metz, Nantes, Nizza, Orléans-Tours, Reims, Rennes, Rouen e Strasburgo. “Oltre a questo periodo di smobilitazione, c’è anche un inizio di stanchezza che si annida nei cortei, subito dopo 4 giorni consecutivi di azione e prima dell’indizione dello sciopero generale del 7 marzo”, ha detto a Le Figaro una fonte informata.

Per il momento, però, il movimento del malcontento resta saldo attorno agli otto sindacati organizzatori. Gli analisti di polizia ne sono convinti: la rottura del fronte della protesta, tanto temuta dagli oppositori del progetto di riforma, potrebbe avvenire all’indomani di questa scadenza. In effetti, la linea dura che arriva fino al blocco del Paese e sostenuta in particolare dalla parte più radicale della CGT potrebbe non essere seguita da organizzazioni più “riformiste” come la CFDT. Secondo le nostre informazioni, scrive Le Figaro, lo Stato teme una paralisi nei settori minerario ed energetico, portuale e portuale, nonché nei trasporti stradali e ferroviari.

Sorpresi dalla mobilitazione nelle città medie e piccole della Francia il 19 gennaio, i servizi specializzati non hanno visto i 4.000 manifestanti arrivare a Guéret (Creuse), i 5.000 a Troyes o addirittura a Épinal. E ancor meno i 1.000 elencati a Verdun oi 550 a Saint-Junien, in Haute-Vienne. “Inaudito, ha fatto esplodere un dirigente di polizia alla fine di gennaio. Questo mostra l’entità della cristallizzazione della rabbia fino alle profondità dei territori, dove predomina il sentimento di declassamento. Siamo nella continuità dello spirito dei “gilet gialli” la cui rabbia non si placa. È anche ad Albi, città dell’Occitania che ha radunato 10.000 manifestanti secondo la polizia in ciascuna delle prime due manifestazioni, che gli otto segretari generali delle organizzazioni sindacali si sono incontrati questo giovedì. Sempre secondo le nostre informazioni, a Parigi sono attesi tra i 40.000 ei 70.000 manifestanti.

Una folla più piccola non significa meno minacce di violenza, anzi. “Nella misura in cui si prevede che i cortei saranno più radi, è probabile che i” black blocks” abbiano più spazio per agire prima di rientrare nei ranghi”, osserva uno specialista nel mantenimento dell’ordine. Se la protesta stenta a prendere piede nell’ambiente liceale e studentesco, le roccaforti dell’estrema sinistra (Grenoble, Lione, Tolosa, Montpellier) saranno controllate con attenzione. Rennes, teatro di tafferugli e dove tre CRS sono rimasti feriti, di cui uno gravemente, sabato scorso da una molotov, sarà particolarmente seguita. Sarà lo stesso a Nantes, dove i movimenti più radicali hanno indetto una “fiaccolata” e ad alto rischio riuniscono un’intera galassia fatta di “antifas”, “anticapitalisti”, anarco-autonomi ma anche femministe o “eco-guerrieri” vicini al movimento Extinction Rebellion.

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