“Questa decisione non restituisce i nostri cari ma onora la memoria”
Milano, 2 mar. (askanews) – “Da oggi si riscrive la storia della strage bergamasca e Lombarda, la storia delle nostre famiglie, delle responsabilità che hanno portato alle nostre perdite. La storia di un’Italia che ha dimenticato quanto accaduto nella primavera 2020, non a causa del Covid19, ma per delle precise decisioni o mancate decisioni”. Il direttivo dell’associazione dei familiari delle vittime Covid19 #Sereniesempreuniti commenta così la chiusura delle indagini della Procura di Bergamo che nella maxi inchiesta sul Covid-19 ha rinviato a giudizio circa 20 persone tra cui l’ex premier Giuseppe Conte e l’ex Ministro della Salute Roberto Speranza. Con loro il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana e l’ex assessore al Welfare Giulio Gallera e alcuni membri del Cts e altri dirigenti.
Dopo 3 anni di indagini, si legge in un comunicato, il Procuratore aggiunto titolare del fascicolo, dottoressa Maria Cristina Rota, insieme al suo team di magistrati, ha individuato delle responsabilità precise nella gestione della primissima fase della pandemia che coinvolgono il settore politico/istituzionale. Responsabilità che riguardano due fatti evidenziati da subito dai familiari con gli esposti presentati in Procura: la mancata zona rossa della bassa Valle Seriana e la mancata attivazione del piano pandemico nazionale mai aggiornato dal 2006.
“Da sempre ci siamo battuti per la verità per i nostri cari – continuano gli esponenti del direttivo dell’associazione – nonostante l’omertà che ha sempre contraddistinto questa storia. Siamo andati avanti senza mai scoraggiarci nel percorso di memoria e di giustizia, confidando nella magistratura. Questa decisione non ci restituisce i nostri cari e non cancella le lacrime che abbiamo versato, ma onora la memoria di chi ha pagato in prima persona. A noi che restiamo dà la forza per continuare a combattere con ancora più determinazione le nostre battaglie: quelle della memoria e della difesa della dignità della vita e della morte, perché il sacrificio dei nostri cari non sia vano e mai più una pandemia o una qualsivoglia emergenza ci trovi così impreparati”.