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Cina, capo di Tencent non eletto a Congresso nazionale popolo

Un’altra caduta tra i golden boy del capitalismo tech?

Roma, 3 mar. (askanews) – Pony Ma (Ma Huateng), il fondatore di Tencent, una delle più importanti Big Tech cinesi, non figura nella lista dei delegati alla cosiddetta Doppia Sessione, e in particolare tra quelli del Congresso nazionale del popolo, che aprirà i battenti domani. Lo segnala oggi il Financial Times. Si tratta di un ennesimo segnale del fatto che le autorità stanno sempre più mettendo ai margini gli ex golden boy della corsa tecnologica cinese in una stretta regolatoria che ha già visto sostanzialmente sparire dalla scena pubblica l’altro Ma, Jack Ma, il fondatore di Alibaba. Pare che quest’ultimo abbia recentemente vissuto fuori dalla Cina e per sei mesi a Tokyo.

Il presidente Xi Jinping, che nell’autunno dello scorso anno ha ottenuto un inedito terzo mandato, da tre anni a questa parte sta limitando l’influenza delle élite economiche del paese.

Tencent è la principale compagnia cinese per capitalizzazione di mercato. Il suo business va dalla gaming, all’e-commerce, passando per i social media e l’entertainment. Pony Ma è tuttora il presidente e amministratore delegato.

L’assenza di Ma dalle convocazioni per il Congresso nazionale del popolo, nel quale ha ricoperto due mandati quinquennali, si accoppia a quella di altri pezzi da 90 del capitalismo cinese nell’altro braccio della Doppia Sessione, il Congresso politico consultivo del popolo cinese. Da esso sono stati messi fuori il capo del motore di ricerca Baidu, Robin Li; il fondatore del gigante del gaming NetEase, William Lei Ding; il fondatore del portale Sogou, Wang Xiaochuan.

Tra i circa tremila delegati del Congresso nazionale del popolo restano comunque ancora molti manager dell’industria tech cinese, in particolare provenienti dai settori dei semiconduttori e dell’intelligenza artificiale. Per esempio Liu Qingfeng, presidente di iFlytek, una società di AI con parziale partecipazione statale, che è stato rieletto dopo 20 anni nell’assemblea; Lei Jun, capo del produttore di smartphone Xiaomi, al terzo mandato; o anche Gui Huiqin del produttore cinese di chip SMIC. Si tratta anche di un segnale di uno slittamento dell’interesse politico su settori che, durante la pandemia Covid-19, hanno mostrato tutta la loro centralità.

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