Droni abbattuti su Krasnodar, incendio in raffineria
Roma, 28 feb. (askanews) – A Sud, droni sulla regione di Krasnodar e la repubblica di Adygeya, a Nord l’aeroporto di San Pietroburgo temporaneamente chiuso dopo l’avvistamento di un velivolo non identificato: in Russia è alta tensione per una serie di episodi collegati alla guerra in Ucraina o sospettati di esserlo.
A Tuapse, sempre nel kraj di Krasnodar’, un drone è probabilmente andato a segno, dato l’incendio che si è sviluppato nella notte in una raffineria del colosso del petrolio Rosneft, controllato dal governo. Le fiamme sono state estinte in poche ore, secondo le agenzie russe e l’amministrazione locale ha rassicurato rispetto alle voci di fuoriuscita di petrolio e fumi tossici. Ma non sfugge a nessuno che la lista di incidenti lasciati senza piena spiegazione si allunga e oggi si aggiunge l’ufficialità dell’abbattimento di due droni. Anche se con episodi circoscritti, il conflitto ucraino si spinge sempre più spesso oltre le frontiere con la Russia. La vicenda dell’aeroporto di San Pietroburgo, per quanto fumosa, alza l’asticella dell’allarme interno.
La spiegazione ufficiale per la chiusura temporanea dell’aeroporto Pulkovo è arrivata dal ministero della Difesa: “Il 28 febbraio, le forze di servizio della zona occidentale di responsabilità della difesa aerea hanno condotto una sessione di addestramento sull’interazione con le autorità civili di controllo del traffico aereo”, ha riferito il ministero qualche ora dopo la diffusione delle notizie sulla chiusura dello scalo. Il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov ha detto che il presidente Vladimir Putin è stato “pienamente informato” della vicenda di San Pietroburgo, sua città natale, ma di spiegazioni non ne ha date.
Il canale Telegram Baza ha rilanciato i dati di Flightradar24, affermando che nella seconda città russa era stato attivato il piano “Tappeto”, che scatta quando c’è una violazione del confine o nello spazio aereo compaiono oggetti non identificati. I caccia si sono levati e i voli civili sono stati trasferiti nella “zona di attesa”. Il canale Telegram “112” ha riferito “l’oggetto non identificato sarebbe un grosso drone”. Poco dopo, Mosca ha affermato di aver sventato due tentativi di attacco con droni, attribuiti all’Ucraina. Il ministero della Difesa ha comunicato che “il 28 febbraio, di notte, il regime di Kiev ha tentato di utilizzare veicoli aerei senza pilota (UAV) per attaccare le infrastrutture civili” nella regione di Krasnodar e nella Repubblica di Adygea (che è una ‘enclave’ all’interno del territorio di Krasnodar’, confinante con l’Ucraina).
La giornata di oggi era iniziata con le spiegazioni del ministero per le Situazioni d’emergenza riguardo un allarme antiaereo lanciato giorni fa da radio e canali televisivi in diverse regioni russe: è stato causato da “un guasto dei server” dovuto a un attacco hacker, ha fatto sapere il governo russo, assicurando in una nota che l’allarme “è una falsa notizia, non corrisponde in alcun modo alla realtà”.
L’annuncio dell’allarme anti-aereo e della minaccia di “imminente attacco missilistico” con l’invito a “tutti a cercare immediatamente rifugio” è andato in onda il 22 febbraio, ma diversi media dicono che è scattato ieri notte. E’ stato trasmesso da Relax Fm, Avtoradio, Iumor Fm e altri canali Fm nella regione di Mosca, di Belgorod, ma anche a Kazan, Voronezh, Tjumen e altre città. Dopo la precisazione del ministero delle Emergenze, sui social russi circolavano commenti scettici e preoccupati, si faceva notare che già sono state fatte prove del funzionamento delle sirene, “ora testano l’allerta aerea, poi ancora qualcosa. Speriamo che si faccia in tempo per ristrutturare e riaprire i rifugi antibombardamento”.