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##Chi era Astorre, senatore del Pd e segretario regionale nel Lazio

Esordì con la Dc, era sposato con sindaca dem Francesca Sbardella

Milano, 3 mar. (askanews) – “Provengo da una scuola che interpreta la politica come strumento, non come fine”. Sui social si presentava con questa frase Bruno Astorre, il senatore del Pd, segretario regionale nel Lazio e membro della direzione nazionale del partito, morto mentre si trovava in uno degli uffici del Senato a palazzo Cenci. Esordì in politica da giovanissimo nella Dc, sotto la guida del mariniano Severino Lavagnini. La sua prima carica elettiva è stata quella di consigliere comunale dei Partito popolare a Colonna, piccolo Comune dei Castelli Romani, poi il Consiglio provinciale di Roma e il Consiglio regionale per La Margherita nel 2003.

Nel 2005 fu rieletto nelle liste dell’Ulivo e promosso assessore ai Lavori Pubblici e alla Casa della giunta Marrazzo, per poi spostarsi nel 2009 alla presidenza dell’assemblea laziale. Alle regionali del 2010 venne eletto col Pd e divenne vicepresidente del Consiglio regionale come rappresentate della minoranza. Con la caduta della Giunta guidata da Renata Polverini e la fine della consigliatura, Astorre nel 2012 si candidò alle primarie del Pd per la scelta dei candidati alle politiche del 2013 che gli aprirono le porte di Palazzo Madama, oltre che quelle della Direzione nazionale del partito. Avrebbe compiuto 60 anni l’11 marzo. Rieletto senatore nel 2018 e nel 2022, si era sposato nel 2021 con Francesca Sbardella, sua compagna di partito e sindaca di Frascati, dove vivevano.

“Prima di aprire discussioni e analisi del voto, sottolineo un dato allarmante sul quale tutta la politica dovrebbe interrogarsi: una carica importante come quella del presidente della Regione Lazio è stata scelta da meno del 40% degli aventi diritto al voto” aveva osservato Astorre con amarezza lo scorso 13 febbraio, dopo la sconfitta Alessio D’Amato e la vittoria del candidato del centrodestra Francesco Rocca alle regionali laziali.

“Bruno appariva forte, persino ruvido. Con un sorriso aperto e una viva empatia, ti metteva a tuo agio. In superficie sembrava inossidabile. Eppure avevo ben intuito che dietro quella maschera si nascondeva una fragilità” ha scritto di lui Goffredo Bettini, secondo il quale Astorre “avvertiva una forma di depressione nascosta. Superò quella fase. Ma so per esperienza personale che le faglie dell’anima si possono riassestare, ma mai rimarginare completamente”.

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