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Azerbaigian, “Requiem per Khojaly” tra ricordo e ricostruzione

Ambasciatore Aslanov: C’è spazio per collaborazione con imprese italiane

Roma, 24 feb. (askanews) – Nel 31esimo anniversario del massacro di Khojaly, l’ambasciata dell’Azerbaigian e la Fondazione Heydar Aliyev hanno organizzato il concerto “Requiem per Khojaly” e una mostra fotografica toccante. Oltre al ricordo e alla richiesta di giustizia per le 613 vittime civili della notte tra il 25 e il 26 febbraio del 1992, uccise dalle truppe armene o morte per il freddo durante la fuga, si è parlato anche di ricostruzione di questi territori feriti, una ricostruzione dove c’è spazio per le aziende italiane, come ha spiegato ad askanews l’ambasciatore Rashad Aslanov.

“E’ una pagina molto dolorosa della storia dell’Azerbaigian e del conflitto terminato due anni fa. Ogni anno facciamo questa commemorazione per le vittime perché vogliamo avere giustizia per le vittime di Khojaly che non ancora l’hanno ricevuta”, ha dichiarato.

“Dopo la guerra patriottica ci sono tante imprese italiane che stanno partecipando nella ricostruzione di questi territori liberati che sono totalmente distrutti, in una situazione grave, con gli sfollati che non possono tornare nelle loro case, che non esistono più – ha spiegato l’ambasciatore – Per questo è una sfida per noi ricostruire gli edifici pubblici, residenziali, i musei e i teatri. Ci sono tante imprese italiane che stanno lavorando e vogliamo invitare anche altre aziende del settore delle costruzioni e del restauro a venire e lavorare in questi territori”.

Successivamente, la parola è stata presa dalla rappresentante della Fondazione Heydar Aliyev Fidan Yusibova, che dopo aver ripercorso gli eventi del 1992 ha anche ricordato che, con la Guerra Patriottica del 2020, l’Azerbaigian ha liberato i territori occupati e ripristinato la sua integrità territoriale.

Pochi sono stati i superstiti di Khojaly. Tra questi, Suriyye Muslim qizi, una maestra della cittadina di Khojaly che ha scritto un libro sui suoi piccoli alunni morti in quella notte. Ilduza, ragazza di 12 anni, studentessa azerbaigiana di una scuola media di Roma, ha letto una di queste storie dolorose davanti al pubblico.

Spazio poi alla musica degli artisti Islam Manafov, autore molto stimato in Azerbaigian, che ha alternato al pianoforte brani del repertorio nazionale e internazionale, e della più giovane direttrice d’orchestra dell’Azerbaigian sulla scena mondiale, Turan Manafzade.

Al termine del concerto il numeroso pubblico ha visitato una mostra fotografica di grande impatto, con istantanee del massacro del febbraio 1992, testimonianze silenziose di terrore e sofferenza.

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