Trovare soluzioni che non danneggino i rapporti di lavoro
Il ministro del Lavoro Marina Calderone, intervenendo oggi a La Piazza, Il Bene comune a Ceglie Messapica, ha difeso l’approccio del Governo all’idea di un salario minimo legale, sottolineando che più che a questo bisognerà guardare al tema del lavoro povero.
“Non dico che ‘il salario minimo’ non venga attuato, ma ribadisco quanto detto dalla presidente Meloni”, ha detto Calderone. La direttiva UE afferma in modo chiaro che “gli Stati membri non devono necessariamente legiferare un salario minimo se la contrattazione collettiva ha una penetrazione di almeno l’80% nel mercato del lavoro”. In Italia, tuttavia, “la penetrazione dei contratti collettivi è ben superiore al 90%”.
Innanzitutto, “la ragione deve partire dalla produttività e dal fatto che ci deve essere una sostenibilità di tutte le operazioni che porti a un aumento dei rinnovi contrattuali”. Inoltre, Calderone ha affermato che affrontare la questione dei bassi salari “solo e soltanto sulla ricetta del salario orario” è un modo per “non cercare di fare un’analisi di sistema. Credo, invece, che sia importante parlare di lavoro povero”.
“L’opposizione ha ragione quando dice che non è giusto che alcuni lavoratori siano pagati 3,50 euro all’ora. Ma non vorrei che a qualcuno venisse in mente che i livelli salariali del contratto collettivo nazionale sono così bassi. Perché quando parliamo di questi salari, siamo in un contesto diverso: lavoro nero, lavoro sommerso, caporalato” – ha argomentato.
Ciro Di Pietro
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