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Professioni, Cni: “+60% reddito professionale medio ingegneri iscritti a Inarcassa”

(Adnkronos) – Nel periodo 2021-2023, il comparto edile ha ripreso a crescere a ritmi sostenuti e questo ha generato una crescita marcata per un numero elevato di studi professionali. La spinta alla crescita è stata talmente evidente che nel medesimo periodo è aumentato di oltre un punto e mezzo percentuale il peso del valore aggiunto del settore delle costruzioni, a fronte di un arretramento o stabilità del valore aggiunto degli altri comparti. Tra il 2019 ed il 2023 il reddito professionale medio degli ingegneri iscritti ad Inarcassa è aumentato del 60%. E’ quanto rileva il Centro studi del Consiglio nazionale degli ingegneri, in uno studio reso noto oggi in occasione del 68° Congresso nazionale di categoria.  

Il 2021, in particolare, è stato per gli ingegneri che operano in via esclusiva come liberi professionisti, un anno di svolta, per l’uscita da condizioni di reddito per lungo tempo stagnanti. Nel 2021 il reddito professionale medio degli ingegneri iscritti ad Inarcassa è passato infatti da 34.775 euro annui dell’anno precedente, a 44.459 euro, con un incremento del 28%. Ma il vero salto si è verificato nel 2022 con un reddito medio, contabilizzato da Inarcassa, di 54.000 euro. Per il 2023 si stima un reddito medio di 56.700 euro.  

Sebbene i dati di Inarcassa mettano in evidenza come la crescita reddituale più sostenuta abbia riguardato soprattutto gli architetti rispetto agli ingegneri, questi ultimi registrano ancora un reddito, in valore assoluto, ancora notevolmente superiore rispetto ai primi. Nello specifico, il reddito medio degli ingegneri pari a poco più di 54.000 euro annui a fronte di 33.600 euro annui registrati dagli architetti. E’ comunque il fatturato che dà la misura del peso crescente dei servizi di ingegneria nel sistema economico complessivo e della inequivocabile crescita in atto. Dai 3,5 miliardi di euro di fatturato complessivo rilevato nel 2019 tra gli ingegneri iscritti ad Inarcassa si è passati a 4,8 miliardi di euro nel 2023 (+37%). Parallelamente dai 2,6 miliardi di euro del 2019 rilevato tra gli architetti liberi professionisti si è passati a 3,3 miliardi nel 2023 (+25%). 

Se si allarga ancora di più lo sguardo, ingegneri, architetti e società di ingegneria operanti nel comparto SIA hanno registrato un giro d’affari passato da 7,9 miliardi di euro, nel 2020, a ben 10,9 miliardi di euro nel 2021 e si stima abbia raggiunto 13,5 miliardi nel 2023. Tra il 2020, anno della crisi, ed oggi si stima dunque un incremento del volume d’affari per i professionisti del comparto SIA del 71%, con valori mai registrati in precedenza. Se infine si considerano, oltre agli architetti ed agli ingegneri, altri professionisti che operano nel comparto dei Servizi di Ingegneria ed Architettura (geometri, geologi e periti industriali), il fatturato complessivo stimato per questo sistema di professionisti è pari a 17,2 miliardi nel 2023. 

Già per il 2023 e poi per gli anni successivi, la crescita del fatturato e del reddito professionale è stimata in progressiva riduzione, sostanzialmente per venir meno dei cospicui finanziamenti collegati ai c.d. Superbonus. Non si prevede però nel breve e nel medio periodo uno scenario critico, ma piuttosto il consolidamento delle posizioni acquisite negli ultimi anni anche grazie alla presenza dei finanziamenti legati al Pnrr. 

Sebbene in modo non uniforme l’incremento del reddito professionale medio degli ingegneri (+60% tra il 2029 ed il 2023) e del fatturato complessivo del settore è stato consistente, a livelli mai visti precedentemente. Occorre chiedersi se l’insieme dei professionisti dell’ingegneria, sarà in grado di approfittare di tale fase espansiva e procedere ad una sorta di ristrutturazione del sistema complessivo di appartenenza.  

Questo ciclo caratterizzato da maggiori redditi porterà per esempio ad un rafforzamento e ad una crescita dimensionale degli organismi professionali? Sarà l’occasione per il ritorno ad un rapido inserimento delle nuove generazioni di professionisti nel settore? Garantirà un corretto passaggio generazionale e l’abbassamento dell’età media degli iscritti all’Albo? Sarà l’occasione per la creazione di organismi professionali multispecialistici, in cui siano presenti competenze diverse? 

La sensazione è che la fine di un lungo ciclo recessivo e la fase espansiva di cui hanno decisamente beneficiato finora gli ingegneri abbia innescato delle dinamiche di trasformazione nell’organizzazione di molti studi professionali. Molti organismi professionali che operano nel comparto edile-civile sono tornati ad esprimere una domanda di giovani professionisti precedentemente inesistente. Molti studi professionali non riescono a reperire le figure necessarie per portare avanti le attività di progettazione e direzione dei lavori. Egualmente in molti casi, per forza di cose, la dimensione media degli studi professionali è aumentata. Occorre capire se questo rafforzamento strutturale sta avendo luogo solo a macchia di leopardo o se è l’inizio di una fase capace di trasformare il volto e la struttura dell’ingegneria italiana.  

Si tratta peraltro di un cambiamento che va governato e che pertanto andrebbe meglio compreso e che chiama in causa in primis il Cni ed il Centro Studi del Cni. attraverso i molti dati oggi disponibili è possibile ricostruire un quadro complesso, le cui sfumature vanno interpretate. Ed è questa una delle sfide più immediate per l’intero sistema ordinistico. 

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