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Migranti, la presidente messicana a Trump: “Prima i diritti umani”

ROMA – Diritti umani al primo posto: è la risposta data dalla presidente del Messico, Claudia Sheinbaum, a un post nel quale Donald Trump preannunciava un accordo con il Paese latinoamericano per “fermare” le persone migranti. I messaggi hanno seguito una conversazione telefonica tra i due politici, ieri pomeriggio. Uno scambio raccontato dai diretti interessati in modo opposto sulle reti sociali. Trump, che giurerà da presidente degli Stati Uniti il 20 gennaio, ha scritto: “Il Messico impedirà da subito alle persone di raggiungere il nostro confine meridionale”. Poco dopo è arrivata la risposta di Sheinbaum, divenuta a inizio ottobre la prima donna a guidare il Messico. La presidente ha riferito di aver “spiegato” a Trump la “strategia nazionale complessiva” seguita dal suo Paese “nel rispetto dei diritti umani”. Sheinbaum ha aggiunto: “Ribadiamo che la posizione del Messico non è di chiudere le frontiere ma di costruire ponti tra i governi e tra i popoli”.

In primo piano nel colloquio anche gli annunci di Trump su nuovi dazi che potrebbero essere imposti sulle merci importate negli Stati Uniti. Una scelta, questa, che il neo-eletto presidente ha detto di collegare al fatto che il Paese latinoamericano non bloccherebbe gli spostamenti verso nord dei migranti.”Se ci saranno dazi statunintensi”, la risposta di Sheinbaum, “il Messico pure aumenterà i suoi”. Secondo la presidente, supportata in questo dal suo ministro dell’Economia Marcelo Ebrard, nuove tariffe protezionistiche costituirebbero peraltro una violazione dello United States-Mexico-Canada Agreement (Usmca), un’intesa firmata nel 2018 proprio da Trump come aggiornamento e sostituzione del precedente North American Free Trade Agreement (Nafta).

Sin dal 2016, il tema delle migrazioni e dei rapporti con il Messico è stato centrale nelle campagne elettorali di Trump. Il magnate è divenuto presidente per la prima volta promettendo di “costruire il muro” al confine sud degli Stati Uniti per ridurre o bloccare nuovi arrivi. Come ha ricordato alcuni giorni fa il quotidiano Washington Post, dopo quattro anni di Trump alla Casa Bianca di quella barriera promessa sono stati costruiti “solo” 750 chilometri, spesso al posto di recinzioni e posti di blocco già esistenti.

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