Il direttore della Luiss sulla paura del nuovo in ambito formativo
Roma, 19 feb. (askanews) – In tempi di paure generalizzate per le nuove tecnologie, in particolare nelle scuole e all’università (ad esempio dell’impatto sull’apprendimento e sull’ecosistema culturale globale delle AI), in un articolo sul “Corriere della Sera” di oggi il direttore generale della Luiss, Giovanni Lo Storto, propone un approccio più ottimista. Ricordando la lunga tradizione (dagli egizi!) della “paura” e delle punizioni corporali inflitte in ambito educativo, non ancora scomparse, ad esempio in ambito legislativo negli Usa, Lo Storto mette il focus della sua analisi sulla paura del nuovo. Paura che ai nostri giorni si appunta sulla tecnologia. Oggi come ieri: “Ogni progresso tecnologico – scrive Lo Storto – dalla stampa a caratteri mobili ai telai meccanici, dal telefono alle automobili è stato dapprima visto come minaccia potenziale da cui difendersi”. Per continuare: “Il vicedirettore del settimanale The Economist, Tom Standage, aveva dimostrato che le maggiori interazioni fra persone suscitano preoccupazioni non diverse da quelle imputate oggi ai video di TikTok agli strabilianti elaborati di ChatGPT”. Passando da un colto argomento storico-culturale a un altro, Lo Storto conclude che: “Ormai sappiamo che avere una calcolatrice sul banco non significa barare, ma utilizzare uno strumento che agevola nel svolgimento dei calcoli senza intaccare le conoscenze e competenze di chi la usa. Così pure siamo tutti concordi nel ritenere i motori di ricerca, come Google, un formidabile strumento (…). Anche strumenti come ChatGPT” saranno ammessi come forme di apprendimento “sostenibili”, “offrendo senso di responsabilità e ispirazione a chi impara”.