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Libia, caos e confusione nei soccorsi, “eppure siamo un paese ricco”

Nelle città colpite dalle inondazioni tanta amarezza

Roma, 16 set. (askanews) – Caos e confusione regnano ancora nelle zone dell’est della Libia colpite dalle inondazioni. Il bilancio continua ad aggravarsi ed è impossibile prevedere quante saranno le vittime in questo martoriato paese nordafricano; le piogge hanno invaso un territorio dove la manutenzione delle grandi opere è inesistente da anni, incluse le due dighe che sono crollate sotto la spinta delle acque, spazzando via interi quartieri della città di Derna con i loro abitanti; solo qui i morti potrebbero essere ventimila.Mentre si spazza via il fango e si cercano ancora corpi, i residenti parlano della disorganizzazione che ha rallentato i soccorsi. Dopo anni di guerra civile dalla caduta di Gheddafi, ora la Libia è spaccata, metà sotto il controllo del governo di Tripoli riconosciuto dall’occidente. L’altra metà, questa, sotto il controllo del generale Haftar.Rahab Shneib è un’attivista della città di Al Bayda. “Io vengo da Derna” dice, “ho perso tante persone care. Nonostante gli sforzi delle organizzazioni umanitarie in tanti parlano della disorganizzazione. Mancano i rifornimenti, la gente di Al Bayda non ha elettricità e dice che non ha avuto attenzione dal governo”.Boualsamsar Al-Darsi, un altro residente di Al Bayda, dice “paghiamo un prezzo da tanto tempo, la crisi dell’elettricità, la crisi dell’acqua, non da oggi. Non abbiamo pozzi nella regione della costa””Qui” aggiunge “c’era gente che viveva in baracche di latta, roba che non esiste neanche nei paesi più poveri, ma qui sì. Certo la Libia è un paese ricco di petrolio ma in realtà siamo considerati alla pari della Somalia fin dagli anni Cinquanta e c’è da chiedersi perché visto le risorse che abbiamo, e spesso si dice che è colpa del governo poco efficiente”.

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