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La silenziosa (e pericolosa) deregulation totale di Trump, mentre il mondo è distratto

ROMA – “Non ho mai visto niente del genere”, dice Donald Kenkel, professore di economia alla Cornell University. Kenkel non può essere tacciato di partigianerie Dem: era stato il capo economista del Consiglio dei consulenti economici della Casa Bianca durante la prima amministrazione Trump. Insomma: era da quel lato della barricata. “Sta avvenendo in modo molto più silenzioso rispetto ad altri fuochi d’artificio a cui stiamo assistendo, ma avrà un grande impatto”, ribadisce. Parla della deregulation totale con la quale la seconda amministrazione Trump sta asfaltando l’architettura federale americana. Trump ha deciso che non c’è più tempo per la burocrazia. E nemmeno per le regole. Le agenzie federali americane – dalla sanità alla sicurezza mineraria, dalla comunicazione alla tutela ambientale – stanno ricevendo ordini precisi: eliminare normative, tagliare vincoli, silenziare controlli. “Elimina, elimina, elimina”, ha messo nero su bianco la Federal Communications Commission in un documento ufficiale visionato dal New York Times.E’ la missione del DOGE di Musk e Ramaswamy: ridurre la macchina statale a un rottame, deregolamentare a tappeto, con l’aiuto di un’intelligenza artificiale incaricata di setacciare le 100.000 pagine del Codice dei Regolamenti Federali alla ricerca di norme “vecchie, inutili o giuridicamente vulnerabili”. Perché l’idea non è solo sforbiciare. È farlo in fretta. E in modo irreversibile. Mentre il mondo è distratto dalla guerra commerciale e dai conflitti internazionali.Russell T. Vought, già direttore del bilancio sotto Trump e regista dell’attuale piano, ha dato un ultimatum alle agenzie: dieci giorni per compilare le “liste nere” di normative da eliminare. In cambio, l’amministrazione promette ciò che nessun presidente aveva mai osato: saltare del tutto i passaggi democratici, bypassare le consultazioni pubbliche e sospendere l’applicazione delle leggi sgradite. Sì, anche se restano ufficialmente in vigore.Il tutto poggia su un cavillo legale del 1985: “Heckler vs. Chaney”, sentenza che permette a un’agenzia di decidere a suo piacimento se far rispettare o meno una normativa. Se non riesci ad abrogarla, ignorala.Gli effetti sono già tattili: via le regole che proteggevano i minatori dalla silice cristallina (letale per i polmoni), via gli standard per il personale medico nelle case di cura, via i vincoli sulle emissioni auto e le tutele per le zone umide. All’EPA, l’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente, il nuovo zar Lee Zeldin ha presentato una lista di 31 norme da far fuori, con entusiasmo degno di un Black Friday normativo. Ma nel mirino ci sono anche le tutele per i lavoratori: congedi, straordinari, salario minimo. Tutto avviene sotto traccia, lontano dai riflettori.Gli oppositori parlano di “attacco sistematico alla qualità della vita”. Gli alleati, invece, brindano a un nuovo Rinascimento imprenditoriale. La Camera di Commercio, l’American Petroleum Institute, i produttori di armi e carne rossa: tutti in fila a presentare i propri desideri normativi alla Casa Bianca. Un laboratorio di deregolamentazione dove, per una volta, le lobby non bussano. Hanno già le chiavi di casa.
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