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Giornata malattie infiammatorie intestinali, al via campagna ‘Più Crohnsapevoli’

(Adnkronos) – Con un aumento superiore al 500% delle diagnosi, la malattia di Crohn ha un impatto fortissimo sulla qualità di vita di oltre 100mila persone in Italia. In occasione della Giornata Mondiale delle Malattie infiammatorie croniche intestinali (Mici), che si celebra oggi, prende il via la campagna di sensibilizzazione, rivolta ai professionisti sanitari coinvolti nella presa in carico di pazienti con malattia di Crohn, ‘Più Crohnsapevoli. Per una nutrizione consapevole’ promossa da Modulen, alimento a fini medici speciali di Nestlé Health Science. La campagna – informa una nota – si articolerà durante l’anno attraverso corsi riservati ai gastroenterologi coinvolti nella gestione e presa in carico delle persone con Mici, realizzati insieme alla società scientifica IG-Ibd (Italian Group for the study of Inflammatory Bowel Disease) in più regioni.  

“L’aumento esponenziale – spiega Silvio Danese, direttore unità di Gastroenterologia ed endoscopia digestiva dell’Irccs Ospedale San Raffaele di Milano – è legato a diversi fattori, in primis al modo in cui mangiamo e all’aumento del ricorso agli antibiotici in età pediatrica che hanno un impatto fortissimo sulla flora intestinale. Altri aspetti che verosimilmente contribuiscono a questo fenomeno sono legati all’urbanizzazione crescente e all’inquinamento. Poi, naturalmente, va considerato che la comunità scientifica e clinica è oggi assai più abile nella diagnosi rispetto a un tempo”.  

L’alimentazione svolge un ruolo fondamentale, e non solo nell’eziopatogenesi della malattia. L’aspetto nutrizionale – inteso come gestione e controllo del regime alimentare – rappresenta una vera e propria forma di trattamento. “La nutrizione gioca un ruolo decisivo nel trattamento della malattia di Crohn – aggiunge Ferdinando D’Amico, gastroenterologo Unità di Gastroenterologia ed endoscopia digestiva dell’Irccs Ospedale San Raffaele di Milano – Questo è ormai un assunto alla base della gestione dei pazienti pediatrici, ma ci sono sempre più evidenze che supportano il ruolo della nutrizione come trattamento anche nel paziente adulto. Per questo motivo a tutti i pazienti con malattia di Crohn viene fatta periodicamente e routinariamente una valutazione dell’assetto nutrizionale”.  

Una maggior consapevolezza dell’importanza della nutrizione, da parte dei clinici, è cruciale per dare ai pazienti tutte le informazioni di cui hanno bisogno e per una presa in carico che risponda a bisogni e necessità individuali e specifiche. “Nella pratica clinica – osserva D’Amico – verificare l’aspetto nutrizionale significa anche prestare massima attenzione ai sintomi che i pazienti riferiscono, soprattutto perché in molti possono presentare stenosi, cioè restringimenti dell’intestino. Il ruolo della dieta nei pazienti con malattia di Crohn è quindi cruciale, al fine di avere un approccio veramente a 360 gradi e personalizzato nella presa in carico di ogni paziente”. 

La nutrizione rappresenta un aspetto centrale nella vita delle persone con malattia di Crohn: seguire una dieta specifica che aiuti a evitare il più possibile il riacutizzarsi della patologia è fondamentale. Tuttavia, la necessità di dedicare grande attenzione all’alimentazione e di seguire una dieta diversa dai propri coetanei e familiari può avere un forte impatto a livello psico-affettivo e sociale, sia negli adulti che nei pazienti pediatrici. La necessità di escludere alcuni alimenti, per evitare il riacutizzarsi della malattia, costituisce un fattore di stress. Questo porta spesso a un rifiuto frequente del regime alimentare consigliato, alla rinuncia a pasti fuori casa o alla partecipazione a feste o altri momenti conviviali.  

Le persone con malattia di Crohn hanno dunque bisogno di aver accesso a informazioni chiare e puntuali sul regime alimentare da seguire, che in primo luogo arrivano dai propri gastroenterologi, dietisti e nutrizionisti di riferimento. In particolare, attraverso il ricorso alla dieta ad esclusione (Cded), terapia dietetica consolidata e di provata efficacia – basata sull’evitare gli alimenti che potrebbero causare una alterazione del microbiota e della funzionalità intestinale – per gestire la malattia nel quotidiano e per indurre la remissione nelle fasi acute tanto tra i bambini e quanto negli adulti.  

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