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Euro digitale, Cipollone: da quando si decide pronto in 2 anni e mezzo

Roma, 24 mar. (askanews) – L’euro digitale potrebbe diventare disponibile per l’utilizzo da parte del pubblico in circa “due anni, due anni e mezzo”, una volta che, completato il processo legislativo in corso al Parlamento europeo, la Bce decida se procedere alla sua adozione. Per parte sua l’istituzione monetaria sta portando avanti i preparativi tecnici “nei tempi previsti”, che dovrebbero concludersi a ottobre. Lo riferisce Piero Cipollone, il componente del Comitato esecutivo della Bce responsabile dei sistemi di pagamento, in una intervista al quotidiano spagnolo Expansion.

“L’euro digitale è una necessità strutturale per il sistema di pagamenti europeo, indipendentemente dagli sviluppi in altri paesi. Tuttavia – sostiene Cipollone – gli eventi recenti mettono in rilievo l’urgente necessità di compiere progressi in questa direzione”.

L’esponente della Bce ribadisce la posizione dell’istituzione, fortemente intenzionata a adottare una valuta digitale della Banca centrale (Cbdc) e ansiosa in merito al via libera da parte del Parlamento Ue al relativo pacchetto normativo proposto dalla Commissione, ritenuto necessario per procedere. “Speriamo che il processo si completi in tempi ragionevoli”, dice Cipollone.

Il tema delle Cbdc è raramente dibattuto in Europa, è oggetto di progetti in varie giurisdizioni ma anche di controversie e diffusi scetticismi in alcuni casi, in particolare negli Stati Uniti. Molti esponenti della maggioranza Repubblicana guardano con ostilità all’idea di monete digitali delle banche centrali, ritenendole strumenti utilizzabili anche per esercitare nuove forme di controllo pubblico sulle popolazioni, al punto che l’amministrazione Trump ha esplicitamente vietato alla Federal Reserve di perseguire un dollaro digitale.

In pratica, anche su questi temi Stati Uniti e Unione europea sembrano orientati a strade divergenti. I primi contrari al dollaro digitale e favorevoli invece ad un ampio uso di criptoasset e stablecoin. L’Ue all’opposto che spinge per l’euro digitale e legifera norme sempre più restrittive e limitanti su tutto il mondo delle attività cripto, che sospetta e insinua potrebbero insidiare la sua “sovranità” in ambito monetario.

Con l’euro digitale “non stiamo cercando uno scontro con nessuno – dice ancora Cipollone -. Attuarlo è qualcosa che avremmo dovuto fare indipendentemente dalle circostanze. Si tratta di garantire la resilienza delle nostre economie e il fatto che siamo padroni del nostro destino”. Ma poi menziona il fatto che negli Usa “c’è una proposta che consentirebbe alle stablecoin di detenere le loro riserve presso la Federal Reserve. Questo potrebbe essere utilizzato con una forma ibrida di dollaro digitale. Di fatto alcune stablecoin si presentano come il dollaro digitale del mondo”.

Le stablecoin sono criptoasset agganciati ad un altro attivo sottostante, come può essere l’oro o il dollaro, tramite ad esempio titolo pubblici. In questo modo puntano ad ottenere stabilità sul valore, evitando le marcate fluttuazioni e la volatilità tipiche delle criptovalute (tenuto presente che il termine stesso “valute” su questi prodotti viene contestato da alcuni, specialmente dai banchieri centrali in Europa).

“C’è un crescente senso di urgenza – insiste Cipollone -. La situazione fuori dall’area euro è fonte di pressione e bisogna prendere in grande considerazione i rischi che fronteggiamo sui pagamenti, a riflesso della nostra fragilità e della nostra estrema dipendenza da operatori esteri”. Sull’euro digitale, la Bce in questa fase sta lavorando sulla selezione dei fornitori di servizi e sul quadro regolamentare. Infine, l’esponente dell’istituzione cita una stima secondo cui il costo del progetto ammonta a 432 milioni euro su un periodo di 10-15 anni.

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