Alla Pinacoteca Agnelli di Torino la mostra “Strike”
Torino, 8 mar. (askanews) – Un’artista capace di dare forma, in molti modi diversi, sia a una pittura potente e perfettamente storicizzabile, sia a una pratica artistica di dissenso, di radicale cambio di prospettiva, di scomparsa. La Pinacoteca Agnelli di Torino presenta la prima mostra italiana di Lee Lozano, protagonista della scena newyorchese negli anni Sessanta, poi ritiratasi dal mondo dell’arte fino a far perdere le proprie tracce. In coerenza con un’idea di “sciopero generale” nei confronti del Sistema, che riecheggia anche nel titolo dell’esposizione, “Strike”, all’insegna di un geniale e radicale eclettismo.
“È come se fossero sei artiste diverse – ha spiegato ad askanews la co-curatrice della mostra Lucrezia Calabrò Visconti – una per ogni sala. Le ha un approccio alla pittura assolutamente eclettico ed eterogeneo e soprattutto si oppone radicalmente a qualsiasi tipo di struttura predefinita, sia nell’ambito artistico sia poi nell’ambito della sua vita. Cosa che infatti la porterà poi, con l’opera che dà il titolo alla mostra, General Strike Piece, a decidere di abbandonare il mondo dell’arte”.
Il progetto dedicato Lee Lozano, che per molti versi anticipa le istanze più forti e profonde dell’arte concettuale nonché molte delle pratiche che oggi appartengono alla nostra arte contemporanea di ricerca, è anche parte di un percorso e di un modo di essere della Pinacoteca Agnelli. “La nostra idea – ha aggiunto la direttrice del museo e co-curatrice dell’esposizione, Sarah Cosulich – è quella di dare un’identità all’istituzione all’interno di una missione. E la nostra missione è partire dalla collezione storica di Giovanni e Marella Agnelli per arrivare alla contemporaneità, creando delle mostre che facciano da ponte per far vedere come la storia dell’arte è connessa. Quindi diamo la possibilità di entrare non solo nell’opera di artiste donne, per dare loro una certa priorità in questo momento per provare a riscrivere la storia dell’arte, che è una storia che è stata scritta da uomini”.
Giochi di parole, provocazioni, immagini sessuali, taccuini, istruzioni per le performance: pure in pochi anni di attività Lee Lozano esplora moltissime forme di espressione, senza fermarsi, senza cedere mai ad ammiccamenti o lusinghe. “Anche nei disegni o nei dipinti più espliciti – ha aggiunto Lucrezia Calabrò Visconti – è come se il disegno erotico o la pittura del nudo venisse utilizzata per raccontare qualcos’altro, per esempio una critica della società in cui stava vivendo”.
Una critica che, proprio per il sue essere animata sia da una forte carica grottesca, sia da un’oggettiva potenza del lavoro, per esempio nei grandi dipinti astratto-minimalisti, vere lezioni sull’arte di una certa epoca storica, assume quella forza radicale e non compromissoria che la mantiene valida e viva. Anche se Lee Lozano, con i suoi molti nomi e i suoi molti volti, ha scelto di scomparire dalla scena e di essere sepolta in una tomba senza nome sulla lapide.
La mostra torinese è aperta al pubblico fino al 23 luglio.