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Conflavoro: No a salario minimo legale, costi esorbitanti per le imprese

“I prezzi aumenterebbero generando un aumento dell’inflazione

L’introduzione del salario minimo legale, secondo l’Associazione Conflavoro PMI, per aumentare il potere d’acquisto sarebbe controproducente, con conseguenti costi più elevati a carico delle imprese, prezzi di vendita più elevati, inflazione alle stelle ed eroderebbero per l’appunto quel nuovo potere d’acquisto correlato al salario minimo.

Invece sarebbe molto meglio per l’Associazione prevedere la detassazione dei rinnovi dei CCNL, insieme alla detassazione e decontribuzione degli straordinari e degli aumenti previsti dagli accordi aziendali e/o individuali, con una No Tax Area innalzata a 20mila euro.

Lo ha annunciato, il presidente dell’Associazione, Roberto Capobianco, oggi durante l’audizione dell’XI Commissione Lavoro guidata da Walter Rizzetto. “Parlare di costi insostenibili per le aziende non è solo un’ipotesi. Il Centro Studi Conflavoro PMI ha messo a punto una simulazione”- spiega il presidente.

“Ci riferiamo ad aziende che applicano contratti commerciali con venti dipendenti e garantiscono un salario minimo complessivo di 9 euro che tali società sono tenute a corrispondere: equo compenso e congruità dei pagamenti in denaro per le mansioni svolte. Per ottemperare al principio è previsto un improvviso aumento dei costi del 15,83%”.

“In altre parole, andrebbero aumentate anche le retribuzioni previste per tutti i livelli superiori: l’azienda passerebbe quindi da 462 mila euro a 534.844,80 euro di costi per il personale, con un aumento annuo pari a 72.844,80 euro senza considerare gli ulteriori carichi fiscali”.

“Combattere il costo della vita è un dovere e una priorità. Siamo tutti d’accordo e le imprese sono le prime a dirlo, ma non possiamo ignorare come il costo del lavoro e la pressione fiscale in Italia siano tra i più alti d’Europa. Introdurre un salario minimo legale senza tenerne conto non porterà i risultati sperati in termini di dignità del lavoro e retribuzione”- conclude il presidente della Associazione Conflavoro PMI.

Infine, un appello di Conflavoro PMI per promuovere un vero Pluralismo sindacale. Oltre ad aprire per molti versi la porta a un mercato più equo, alcune sigle vogliono apertamente mantenere l’autotutela e il primato sindacale, quindi un’unica azienda per ogni settore.

La promozione di un vero Pluralismo sindacale contrasterebbe l’applicazione di un contratto corporativo unico per ciascun settore come vorrebbero alcune sigle per mantenere un regime di autotutela e di egemonia sindacale attraverso una condotta apertamente anticostituzionale, potendo difatti decidere per tutti, anche per quei datori di lavoro e quei lavoratori che in tali sigle non si riconoscono.

Ciro Di Pietro

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