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Cina, sempre più stretto il controllo sull’informazione

Giro di vite contro i giornalisti non accreditati

Roma, 16 feb. (askanews) – La Cina intende estendere il suo giro di vite contro i giornalisti e le testate giornalistiche che operano nel suo territorio senza essere registrate. Lo scrive oggi il South China Morning Post, dando conto delle attività del Dipartimento centrale di propaganda di Pechino.

Questo istituto ha affermato che intende continuare l’opera di “ripulitura” iniziata nel 2022 nei confronti di media non autorizzati stranieri e “media internet non autorizzati”, dopo che questa ha fatto “nuovi progressi”.

Pechino ha imposto restrizioni stringenti per ottenere le licenze per l’attività giornalistica e di broadcasting.

Secondo il SCMP, la campagna intende ora concentrarsi su coloro che “ricattano” con articoli le aziende, coloro che si spacciano per reporter e coloro che diffondono “fake news” in particolare sulle politiche del Partito comunista cinese.

Particolare attenzione sarà dedicata in particolare a “organizzazioni e personale media che illegalmente conduce attività nella madrepatria in nome di media stranieri”.

Inoltre il governo negli ultimi anni ha stretto ulteriormente il controllo nei confronti del citizen journalism. I giornalisti freelance non possopno essere accreditati presso l’Amministraizone della stampa e delle pubblicazioni nazionali, che gestisce le credenziali stampa necessarie per operare come giornalisti in Cina.

I giornalisti non accreditati possono subire ripercussioni penali e pene detentive anche lunghe, come accaduto a Zhang Zhan, condannata nel 2020 a quattro anni di carcere a Shanghai, per aver dato notizie indipendenti sull’epidemia Covid-19 a Wuhan.

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