Bce e leader Ue rassicurano, Scholz: nulla di cui preoccuparsi
Milano, 24 mar. (askanews) – A nove giorni dal crollo del Credit Suisse e a due settimane dal fallimento della Silicon Valley Bank, le banche tornano nella bufera, nonostante gli interventi di salvataggio dei giorni scorsi e le continue rassicurazioni delle autorità sulla tenuta del sistema finanziario. Nel mirino della speculazione oggi Deutsche Bank, colpita pesantemente dalle vendite fin dall’apertura, fino a scendere sotto quota 8 euro. Il titolo ha poi dimezzato il crollo iniziale ma il bilancio finale resta pesante: -8,5% a 8,54 euro, sui minimi da ottobre 2022. A far scattare il sell-off è stato il brusco aumento dei Cds (credit default swap) della banca, ossia il costo dell’acquisto di un’assicurazione per proteggersi dall’insolvenza sul debito, che hanno toccato i massimi degli ultimi 4 anni. Deutsche Bank ha annunciato questa mattina il rimborso di 1,5 miliardi di dollari di bond subordinati Tier 2 con scadenza 2028, mentre ieri due banche minori tedesche – Deutsche Pfandbriefbank e Aareal Bank – hanno reso noto di rinunciare al rimborso delle loro obbligazioni AT1, tipologia di bond finite nell’occhio del ciclone con il salvataggio del Credit Suisse.
Il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, ha respinto il paragone tra Deutsche Bank e Credit Suisse. “Deutsche Bank ha radicalmente modernizzato il suo modello di business e ha riorganizzato la propria attività, è una banca molto redditizia. Non c’è nulla di cui preoccuparsi”, ha rassicurato al termine del vertice europeo a Bruxelles. La prima banca tedesca ha attraversato anni di scandali e controversie, ma le sue sorti sono migliorate negli ultimi anni dopo un importante programma di ristrutturazione. Dopo 10 trimestri consecutivi di utili, ha chiuso l’esercizio 2022 con un risultato netto di 5,7 miliardi, il più alto dal 2007, e il CET1 ratio al 13,4%. Gli stessi analisti spiegano che non vi è alcuna ragione fondamentale per la reazione eccessiva nei confronti di Deutsche Bank. “E’ vittima di un mercato irrazionale”, hanno commentato gli analisti Citigroup.
Il vertice europeo è stata l’occasione per tutti i protagonisti per prendere posizione a difesa del settore bancario europeo. “E’ resistente, con posizioni solide in termini di capitale e liquidità”, hanno dichiarato i leader dei 27 Paesi dell’Ue in una dichiarazione congiunta rilasciata al termine della riunione. Stesse rassicurazioni da parte della presidente della Bce Christine Lagarde. “Il settore dell’area dell’euro è resiliente, perché dispone di solide posizioni patrimoniali e di liquidità – ha detto, secondo quanto riportato da fonti -. E’ forte perché abbiamo applicato tutte le riforme normative concordate a livello internazionale dopo la crisi finanziaria globale”.
Ma le rassicurazioni non sono bastate e le vendite hanno comunque colpito tutto il settore bancario in Europa: a Francoforte Commerzbank ha perso il 5,45%, a Piazza Affari Unicredit il 4,06%, a Parigi SocGen il 6,1%. Alla Borsa di Zurigo Credit Suisse e Ubs hanno ceduto rispettivamente 5,5% e il 3,8% dopo la notizia secondo cui sarebbero sotto esame nell’ambito di un’indagine del Dipartimento di Giustizia Usa per verificare se abbiano aiutato gli oligarchi russi a eludere le sanzioni.